La chiamano DAD

È il soffio di novità portato dal COVID-19, sua maestà la “Didattica A Distanza”. Sembra innocua, ma ha tante declinazioni. Vediamole insieme, dal mio punto di vista di prof.

DAPS: Devi Abituarti a Parlare da Sola

Quando sei in videolezione con la classe virtuale sei l’essere più solo della Terra. Gli alunni sono alieni che ti osservano silenziosi dalla loro astronave, in un incontro ravvicinato di tipo Teams, Meet o Classroom. Non sai neppure che forma abbiano queste creature. Si nascondono dietro cerchietti siglati e scrutano ogni tuo difetto, risaltato dall’occhio della videocamera che deforma i tuoi lineamenti. Quindi non ti resta che fissare la lucetta sul tuo schermo, sperando di ottenere uno sguardo fisso e accattivante sulle bisognose creature che nel frattempo dormono, bevono, mangiano, ruttano e ascoltano musica rap, svaccate e con i piedi sulla scrivania. Praticamente tutto quello che facevano sul banco di scuola.

La DAPS ha ulteriori declinazioni

a) DSA: Disturbo Specifico dell’Audio

Ma DSA non indicava Disturbo Specifico dell’Apprendimento? Certo, fino a febbraio 2020. Ora significa che sei solo tu a parlare. Gli alunni preferiscono tacciarsi da soli, amputandosi l’audio. I più fortunati sono muniti di computer scadenti che non dispongono della funzione audio, così non corrono il rischio di far sentire i loro sbuffi. Se per testare la presenza di un alunno provi a chiamarlo per nome, quello ti risponderà solo dopo un’attesa imbarazzante, con te ben inquadrata alla mercé della classe virtuale, senza scampo, senza sapere più che espressione tenere in attesa della risposta. Insomma, il disturbo specifico ora lo hai tu. Della serie: perché non ho mai partecipato a un corso di teatro?

b) ILS: Indovina Lo Studente

Gli alunni non li vedi. Sono riconoscibili solo da un paio di lettere, o numero e lettera, al centro di cerchietti colorati sullo schermo. Sembrano pernacchie, come PR, o taglie di reggiseni, come 4L e 3M, o insinuano il dubbio sulla connessione, tipo 3G. In effetti ti chiedi se 3G sia connesso anche mentalmente. Quando interviene 0K ti senti come rianimata, finché non prende la parola K0 e allora invochi l’intervento di U2 con Sunday bloody sunday, ma di questi tempi pure loro si rifiutano di cantare eventi improbabili.

I più fantasiosi sostituiscono la sigla personale con una foto artistica, quasi mai di se stessi, o con una frase a effetto su sfondo nero, tipo “La prego mi metta 6” con cui chiedere l’elemosina prima dell’interrogazione.

c) DUCE: Devi Usare la Comunicazione Efficace

Più che mai il ruolo della voce è importante. Modulare il volume, il tono, enfatizzare le parole chiave, scandire bene le frasi, pronunciare lentamente alcuni termini e altri più velocemente, accompagnando l’esposizione con una gestualità significativa. Ma poi, dopo che ti sei illusa di aver recitato come un’attrice consumata da dieci premi Oscar, uno studente ti chiede: «Prof, può ripetere? Non si sente bene», scopri che il risultato pervenuto agli alunni è stato solo un singhiozzo. Porca miseria! Stiamo pure registrando la videolezione!

DAS: Didattica A Sorpresa

Può capitare quando c’è una verifica e tu chiedi ai tuoi integerrimi alunni di mostrarti finalmente il loro volto che ti eri quasi dimenticato. Risultato: trascorri l’ora della verifica fissando i soliti cerchietti imbarazzanti, fantasticando sulle strategie di scopiazzamento latente che gli alunni staranno mettendo in atto.

Quando interroghi, invece, gli alunni si mostrano in tutto il loro splendore. Non manca mai l’incappucciato, personaggio d’effetto ottenuto dall’alunno che si copre la testa con il cappuccio della felpa. Se questa è rossa, ecco che ti ritrovi addirittura Cappuccetto Rosso che ti racconta di come sua nonna sia stata appena mangiata dal lupo, giustificandosi in tal modo per non aver potuto studiare. In effetti ci puoi credere: hai visto anche tu il video con gli animali selvatici in giro per le strade deserte, vero? Attenzione, però: ti potrebbe capitare di trovarti a tu per tu con l’incappucciato imbavagliato: è sempre quello del “La prego mi metta 6” che da mendicante si è mutato in bandito. Se ne deduce che l’incappucciato imbavagliato sia una forma evoluta dell’incappucciato semplice, evidente risultato di una deformazione da Coronavirus.

L’appuntamento per l’interrogazione, a volte, può essere dimenticato e tu resti lì ad aspettare quattro alunni convocati che continui a invitare alla ristretta riunione e che invece sono dal dentista, o non si riescono a connettere, o si sono casualmente dimenticati, o proprio l’interrogazione è l’ultimo dei loro pensieri.

DASD: Didattica A Super Distanza

Modalità adottata dall’alunno che tiene più all’apparenza che alla sostanza. Il suo nome spunta tra i presenti alla lezione ma il suo corpo non vi partecipa, trovandosi dislocato in altre aree dell’abitazione, a distanza di sicurezza, per non avere la tentazione di ascoltare. Audio in e out disattivato per non disturbare la quiete della casa. La presenza apparente alla lezione è senza soluzione di continuità. A lezione terminata da più di un’ora lo si troverà ancora collegato e così sarà alla ripresa della didattica in presenza, dimostrando di avere il raro dono dell’ubiquità. Un fedelissimo su cui poter contare a oltranza.

E non poteva mancare lui:

COVID: Come Ottenere Valutazioni Inattendibili a Distanza

Genitori che suggeriscono ai figli. Alunni che per miracolo si vedono arrivare voti a due cifre senza la virgola. Tu che ti adatti a mezzi privi di dignità: test a scelta multipla, veri o falsi, un mega problema ridotto a una crocetta sul risultato giusto, alla faccia di tutta la fatica fatta per inculcare nella mente dello studente il protocollo di svolgimento degli esercizi.

Ma finiamo in bellezza con una…

RIMA: Ringrazio I Miei Alunni

È dura questa esperienza!
Al Covid non importa della lezione
se a distanza o in presenza
ma io vi ringrazio per l’ispirazione.

12 Comments

  1. Eugenio e Piera Reply

    Fare l’insegnante è faticoso. Con la DAD ancora di più. Ma ti ha dato l’opportunità di trovare delle varianti. Brava: ne hai fatto una bella collezione.

    • E ce ne sarebbero ancora di cose da dire… Grazie Piera, grazie Eugenio!

  2. Buongiorno carissima sig.ra Katia (chiamarLa prof. sminuirebbe la categoria)…ho scoperto per caso il suo blog e sono rimasto affascinato dalla sua facile penna…nel leggerLa potrebbe sembrare davvero perfino simpatica, peccato che non si conoscano i suoi reconditi lati perfidi ed emergano solo la sua dedizione da “insegnante”? (della cui abilità si può discutere tenendo conto del fatto che si propose di organizzare una riunione straordinaria tra genitori per poterLa allontanare in quanto le sue spiegazioni ai ragazzi erano incomprensibili).
    Lei porta avanti le sue idee arcaiche ed è perfettamente in sintonia con la politica scolastica italiana nella quale non sono previste pratiche sportive agonistiche compatibili con lo studio serio…anzi lei invita addirittura il genitore (con velata minaccia di un fine anno scolastico a rischio che purtroppo per noi è riuscita poi a rendere effettivo) a far abbandonare lo sport praticato per seguire meglio la sua materia, che essendo altamente impegnativa non permette distrazioni.
    Ora…che fisica sia impegnativa è fuor dubbio, ma così come matematica, scienze, informatica o inglese e nessun professore, nessuno, si era mai permesso di arrivare a tanto e perfino di riuscire nel suo infimo intento.
    Non mi dilungo e le auguro di avere sempre un animo leggero, come si percepisce dal suo atteggiamento borioso ed altero, nonostante le carognate che ha seminato lungo il suo cammino da oratrice (insegnante è colui che trasmette il suo sapere in modo da appassionare chi lo ascolta); io mi auguro di rimando che la sua carriera in cattedra invece non sia troppo lunga onde evitare di causare altri disagi in ragazzi che a causa sua hanno perso un anno di scuola con sua grande, perfida e infantile soddisfazione.
    Era da parecchio che volevo togliermi questo sassolino e purtroppo non ci fu più occasione di incontro…. comunque per rendere pertinente in parte il mio intervento darei un mio pensiero…la difficoltà della DAD in Italia è il risultato di un metodo di insegnamento che si è fermato ai tempi del dopoguerra; altri paesi già abituati a questo sistema che viene utilizzato in concomitanza a quello tradizionale, non trovano spunto per questi divertenti acronimi semplicemente perchè utilizzandolo da tempo ha già responsabilizzato gli studenti ma, come dicevo prima esprimendo il mio umile pensiero riguardo la scuola e non solo, l’Italia andrebbe svecchiata parecchio perchè restare dormiente in attesa che qualche evento dia una “botta di vita” ha una buona percentuale di rischi.
    Concludo…continui a scrivere sui blog…le viene sicuramente meglio e farebbe meno danni alla comunità…

    • Carissimo e misteriosissimo sig. Ugo, mi scusi il ritardo con cui pubblico il Suo commento ma ero molto impegnata a far male, più male del solito, il mio lavoro di “insegnante”. Lo sa che anche Lei scrive molto bene? Complimenti! In qualcosa ci assomigliamo, vede? Credo che il modo in cui scriviamo riveli facilmente chi siamo, se abbiamo cuore o se siamo persone fredde, distaccate, calcolatrici. Quindi Le sono risultata quasi simpatica… Bene bene, mi fa piacere che stia cominciando a conoscermi meglio. La ringrazio infinitamente perché, nonostante il Suo rancore nei miei confronti, il mio modo di scrivere l’ha affascinata. È raro trovare qualcuno che pur pensando peste e corna di te sia anche capace di apprezzarti. Vorrei conoscerLa perché credo che Lei sia una persona davvero speciale. Ma purtroppo, non riconoscendomi nella Sua accurata descrizione, non riesco a risalire a chi Lei sia. Mi dispiace che abbia tenuto questo sassolino, anzi questa pietra nella scarpa così a lungo. Vedrà che adesso camminerà meglio. In quanto alla mia carriera di “insegnante”, in effetti sono un po’ stufa di passare il mio tempo a rovinare poveri ragazzi innocenti. Ma sa, anche le persone perfide devono mangiare. Quindi se vuole fare un’opera di bene verso la scuola purificandola dalla mia presenza, mi aiuti a diventare una famosa scrittrice. So che su di Lei posso contare!

      • Buongiorno signora,
        ma se non erro scrittrice lo è già e riguardo al fatto di diventare famosa basta piacere ai lettori in base a ciò che si propone quindi io non posso esserLe di aiuto ma saranno gli argomenti e la sua “facile scrittura” ad aiutarLa.
        Resta il fatto che la sua ironia mi convince sempre di più del cinismo che correda il suo carattere…non so se Lei abbia figli…io con i miei sono sempre stato parecchio severo ed esigente insegnando loro il rispetto degli altri ed in particolare della persona adulta; l’insegnante poi ha sempre avuto un ruolo primario e sono convinto che la crescita di ognuno di noi, nelle varie fasi, sia sempre un po’ influenzata dai rapporti instaurati nei tanti anni che si passano sui banchi ed è per questo che mi avvilisce il fatto di vedere insegnanti che, dall’alto del loro regale scranno (non tutti per fortuna!), si permettono di stabilire e programmare e stravolgere le scelte dei ragazzi senza sapere quali siano le loro passioni, le loro predisposizioni, i loro talenti e non limitarsi invece ad invitarli ad un percorso parallelo che li porti a seguire con interesse la materia che ogni insegnante propone senza farla subire come spesso accade. Mi rendo conto che non è assolutamente così semplice come viene descritto e che tanti ragazzi si gestiscono a fatica, ma se non interviene in modo pertinente ed intelligente l’insegnante adulto di turno e non si prova nemmeno nella fase iniziale di conoscenza ma si esordisce già con una vessazione del tipo..”o lasci perdere lo sport o va a finire male”…le speranze di instaurare un rapporto di reciproca fiducia si perdono da subito.
        Non sia ironica sul fatto che probabilmente il ruolo di “insegnante” non era scritto nel suo percorso di vita, probabilmente ci si è trovata senza averne le caratteristiche perchè capita a tanti; insegnare è una vocazione non è un mestiere qualunque e su questo argomento ci potremmo rimanere ore a discutere con tutte le postille del caso.
        La prego solo di fermarsi a riflettere un attimo d’ora in avanti quando deciderà di sfogare qualche sua frustrazione “punendo” lo studente di turno (e non lo chiamo con cattiveria “povero ragazzo innocente”) che di sicuro non sarà “rovinato”, grazie al cielo, dai suoi discutibili operati, ma conserverà il dubbio del motivo per cui esistano persone che sovrappongono i loro sogni ai tuoi anzichè aiutarti a realizzarli…sarà utopia?! Mah….
        Buona vita signora Ratti.

        • Signor Ugo, continuo a non capire chi sia Lei e quindi chi sia Suo figlio o figlia. Di alunni sportivi ne ho avuti parecchi ma le atroci azioni che mi attribuisce non le ho mai commesse. Purtroppo capita che le parole degli insegnanti vengano travisate da alunni e genitori e capita anche il contrario. Forse perché ognuno ha un punto di vista diverso sulla scuola, in quanto ricopre un ruolo diverso. Mi dispiace che non mi abbia affrontata subito e con chiarezza (o forse aveva paura di me come ora, visto che non si dichiara con nome e cognome? Facile accusare senza esporsi). Mi dispiace che questa incomprensione si sia protratta nel tempo e Voi abbiate sofferto per un malinteso. Le ricordo che la non promozione di un alunno non è decisa da un solo docente ma è il risultato di una votazione dell’intero Consiglio di Classe che deve dichiararsi a maggioranza sulla non promozione in base a diversi criteri, tra i quali spicca il fatto che lo studente deve avere l’adeguata preparazione per affrontare l’anno successivo. Se non ce l’ha, l’anno è praticamente perso anche se viene promosso. Forse a Lei sarebbe bastato questo? Una promozione di facciata seguita da un agonizzante anno scolastico? Inoltre i docenti devono pensare all’intera classe e promuovere uno studente che non ha i voti in regola significa trasmettere a tutti gli alunni della classe la possibilità di essere promossi nonostante non si si studino alcune materie, magari fondamentali, accusando poi gli insegnanti di non aver preparato i ragazzi per l’Esame di Stato. A questo i genitori non pensano mai perché giustamente ognuno guarda al proprio figlio e basta. È una grande responsabilità quella che noi docenti abbiamo e non l’affrontiamo a cuor leggero ma cerchiamo sempre di fare il bene dello studente. Certo che una bocciatura è un dramma per chi la riceve. La capisco, signor Ugo. Ha tutta la mia comprensione, ma non tutto il male vien per nuocere e invece di continuare a rimuginare sulla sfortuna di avermi incontrata sulla Vostra strada, potreste cercare nuove vie per sfruttare la situazione a Vostro favore. Non fa il bene di Suo figlio facendogli credere di essere una vittima. Non è un burattino nelle mani degli insegnanti. Gli permetta di prendere in mano il suo futuro, di diventarne l’artefice nonostante tutto e tutti e lo liberi dall’influenza del passato. Il passato ci fa male se continuiamo a trascinarlo nel presente, proprio come sta facendo Lei.
          Detto questo, sono d’accordo con Lei che l’insegnante deve promuovere le reali attitudini di un ragazzo e sono convinta che lo sport sia importante nella vita di chiunque e rappresenti un’attività benefica anche per lo studio. Le racconto una storia. Tanti anni fa avevo un alunno che era molto bravo in fisica e gareggiava nel suo sport a livello mondiale. Inaspettatamente, e Le assicuro che io non c’entravo nulla in quanto nella mia materia era brillante, aveva smesso di praticare quello sport. Il suo profitto scolastico era in seguito calato, tanto che parlando con la madre avevo espresso il mio rammarico per la decisione presa dal figlio. Questa storia mi ha insegnato che non bisogna rinunciare alle proprie passioni perché altrimenti tutta la nostra vita ne risente.
          Non sono sempre ironica, come vede. Ho a cuore i miei alunni e cerco di preparali non solo in fisica ma anche alla vita. Credo fermamente che la scuola sia una palestra di vita in cui si incontrano tante difficoltà che chiedono di essere affrontate. Solo così si può crescere. Sappiamo che è vero, lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Imparare dai propri errori è fondamentale perché sbagliando si impara di più e meglio. È la vita e noi adulti dobbiamo preparare questi ragazzi ad affrontarla o la vita prenderà il sopravvento su di loro. Non è dandogli un 6 quando si meritano un 4 che li aiutiamo. Piuttosto, bisogna cercare di capire con loro perché hanno preso un 4. Questa è la vera sfida. O forse preferirebbe che i docenti regalassero voti e promozioni?
          Concludo ricordandoLe, come Le ho scritto in una mail privata a cui Lei non ha risposto, che io mi metto in gioco con nome e cognome ogni volta che scrivo. Lo faccia anche Lei, per favore, per rispetto dei nostri lettori. L’anonimato è una delle pericolose facce del web da cui mettiamo in guardia i nostri ragazzi proprio perché è facile insultare senza prendersi responsabilità. O ha paura di rispondere di tutte le offese di cui mi ha ricoperto?

  3. Mariella Mazzullo Reply

    Avendo conosciuto Katia in altro contesto, sono molto stupita da questo commento. Katia è appassionata della sua materia ed è capace di stimolare interesse proprio per questa sua empatia verso la fisica. Non si impara senza fatica e sarebbe ora di vedere la scuola non come un contenitore di insegnanti sadici ma di allenamento alla vita che è fatta di scelte, fatica e soddisfazioni a qualsiasi età!

    • Grazie Mariella! Sei carinissima! Ti ricordi il cielo stellato della Namibia? Hai ragione, amo la fisica e l’universo e quel cielo sconosciuto sembrava uno scrigno di diamanti. Sono felice ogni volta che posso parlare del cosmo. E voi mi avete ascoltato. Grazie di cuore!

  4. Quando facevo sport agonistico tentai di giustificare con questo i miei risultati scolastici in calo. Un professore mi disse “Problema tuo. Io non ti faccio sconti neanche se vai alle Olimpiadi”
    Mia madre, neanche a parlarne, fu ancora più categorica: “Se non ce la fai a scuola molli lo sport. La priorità è questa. Vedi tu.”
    Raddoppiai gli sforzi.
    Ce la feci.
    Evidentemente erano altri tempi…

    • Grande Marco! Hai dimostrato che le difficoltà non si raggirano ma si affrontano e solo chi le affronta può vincere. Complimenti! Un gran bell’esempio di forza di volontà da dare ai nostri giovani che non devono abbandonare i loro sogni ma lottare per essi. La sfida più importante è con se stessi, non con gli altri. Grazie infinite per la tua testimonianza.

  5. Fabrizio Zappulla Reply

    Ho letto tutti i tuoi racconti. Sei bravissima, originale e mai banale. Sei una scrittrice singolare e piena di creatività. Non condivido il commento di Ugo. Lo trovo cattivo e ingiusto. Katia è una collega molto seria e motivata e se ha ritenuto giusto votare per bocciare uno studente è perché sicuramente le ha provate tutte per aiutarlo a crescere e migliorare la qualità dello studio. I genitori non sanno forse che è l’intero Consiglio di Classe a bocciare uno studente. La prof.ssa Ratti non ha il potere di bocciare, come non ce l’ha un dirigente. Signor Ugo rifletta prima di scrivere parole così pesanti. Io sono un docente e non sa quanti studenti ho bocciato nella mia vita. Sensi di colpa? Perché? Non è una passeggiata bocciare uno studente ma quando il Consiglio di Classe decide di farlo è perché ha provato tutte le strategie per risollevare le sorti dello studente e a volte ci si rende conto che promuovere potrebbe essere ancora più deleterio. Perché l’anno successivo, se non ha recuperato gli obiettivi minimi dell’anno in cui ha rischiato, dovrà provare a recuperarne due… una missione spesso impossibile. Mi spiace che non abbia superato il trauma della bocciatura del figlio. Sicuramente non sarà stata una bella esperienza ma probabilmente era giusto provarla per crescere e chissà che il figlio non abbia capito la lezione senza giudicare i professori artefici di quell’anno tragico. Faccio i migliori auguri al figlio e anche alla prof.ssa Ratti che ha lasciato il liceo dove insegno lasciandoci orfani di tanta creatività.

    Prof Fabrizio

    • Grazie, Fabrizio. Ho sempre trovato in te un valido collega che mi ha aiutata a crescere e a superare i miei limiti. Ho imparato tanto da te, dalla tua forte personalità carismatica e te ne sarò sempre grata. Mi hai sostenuta da vero amico nei momenti difficili, infondendomi il coraggio per continuare a testa alta davanti agli attacchi che arrivavano da diverse direzioni, come capita spesso a noi insegnanti. Un abbraccio e speriamo di vederci presto.

Lascia un commento

Navigate